La giornata olimpica dei ginnasti dell’Artistica non è stata poi molto diversa dalle altre. Palestra, palestra e poi ancora palestra. E poco importa se intorno c’erano Yibing Chen o Kohei Uchimura. Di fronte a sé, un ginnasta, ha sempre e comunque soltanto l’attrezzo, che deve domare o plasmare a sua immagine e somiglianza. “Oggi però non è andata tanto bene – ci racconta Enrico Pozzo nella Mixed Zone della Greenwich Arena. Un po’ di stanchezza, non sono stato brillante. La finale a 24 resta un sogno, spero di arrivare alle qualifiche nella condizione giusta per realizzarlo. Domani abbiamo un programma più tranquillo, poi ci attendono gli ultimi ritocchi prima delle 15.30 di sabato, il momento decisivo. L’organizzazione? Buona – risponde l’aviere capo dell’Aeronautica Militare – anche se in realtà è tutto meno in grande rispetto a Pechino: il villaggio, la mensa, i trasporti. Speriamo che sia più grande il ricordo che lasceremo nei cuori dei nostri tifosi”. A proposito, ne sono in arrivo tantissimi, amici, parenti e semplici appassionati. Gli irriducibili, quelli disposti ad affrontare una spesa tutto sommato ingente, considerata la difficile congiuntura economica, lo stress dei controlli, i metal detector, le file, per non parlare del dedalo della metropolitana londinese. “A me piace tutto – ci smentisce subito Paolo Ottavi, aviere esordiente in una squadriglia di super veterani – Resto sempre indietro rispetto ai miei compagni perché mi soffermo a guardarmi intorno. E loro mi devono richiamare come un bambino nel Paese dei Balocchi. In campo gara poi giro con grandi campioni, tutti atleti fortissimi. E’ un onore essere qui”. I ragazzi di Maurizio Allievi e Andrea Sacchi, inseriti nella seconda delle tre suddivisioni del 28 luglio, partiranno al corpo libero, con, al fianco, Stati Uniti, Giappone e tre gruppi misti. Nel quinto (MG5) c’è il brasiliano Arthur Nabarrete Zanetti, uno dei rivali più accreditati agli anelli del Sergente di Vimercate, Matteo Morandi. “La mia prova è andata abbastanza bene – racconta – mi devo soltanto regolare meglio sull’elasticità del castello, diversa rispetto a quella della Training Hall. Il clima nel villaggio è molto bello, non ti ci abitui mai. Questa mattina abbiamo saltato l’alzabandiera perché impegnati in palestra nel risveglio muscolare, peccato!”. La formula è sempre la stessa: 5 gli atleti a bordo pedana, ma ne salgono soltanto quattro, con la possibilità di scartare il punteggio più basso. Questo permetterà al Dog di alzare il braccio e ritirarsi al cavallo con maniglie, per non stancare le braccia prima degli anelli, l’asso nella manica. “Userò il Corpo Libero per entrare mentalmente in gara, al cavallo poi ci penseranno Alberto, Paolo ed Enrico. Poi però darò il mio contributo al volteggio (dove può esibire un Roche da 6.60, davvero niente male, Ndr.) e alle parallele nelle quali parto da 5.60. Alla sbarra passo ancora e mi riposo, speriamo per una finale”. Alzare il braccio significa prendere uno zero, poi scartato. Significa lasciare alla squadra tre chance su tre, ma poco importa, e a spiegarcelo è il più esperto di tutti, il senatore Busnari. “Zero sono, obiettivamente, anche le possibilità di essere tra le migliori otto squadre. L’impresa l’abbiamo compiuta a gennaio entrando tra le 12 ammesse ai Giochi, proprio in questo impianto, che quindi ci suscita belle emozioni. Ora è giusto che ognuno di noi si giochi le proprie carte individualmente. Senza ossessione però. Ripeto, è già un successo essere qui. In questi mesi abbiamo fatto una bella preparazione e adesso ce la godiamo. Sia ben chiaro, io sono qui per andare in finale al cavallo con maniglie. Poi si vedrà. Intanto ho saputo che dal prossimo anno il movimento che nel Codice porta il mio nome passera da F a G. Un bel riconoscimento da parte del Comitato Tecnico della FIG. Speriamo sia di buon auspicio”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’unico civile in mezzo ad un team di militari, Matteo Angioletti. In totale, sui 18 azzurri che compongono complessivamente la Delegazione FGI nella terra di Albione ben 15 indossano l’uniforme. Gli altri due in borghese, oltre al ginnasta di Meda, sono Giorgia Campana ed Erika Fasana. Due donne, sulle 12 totali, contro i sei maschi (contando anche Flavio Cannone). Ma questa è un’altra storia visto che la Ritmica, Sezione tutta al femminile, sposta i pesi a vantaggio del gentil sesso. Non c’è dunque bisogno di quote rosa nella Ginnastica. E neppure in casa Angioletti, dove, dopo l’arrivo di Lucia, quattro mesi fa, Matteo è passato in minoranza. “Clara, mia moglie, verrà domani con la bambina. Saperle sugli spalti mi darà una carica enorme. Se sono tornato a fare certe cose al volteggio è anche per loro. Voglio giocarmela fino in fondo quest’ultima Olimpiade. Visto che agli anelli ero un po’ chiuso ho rispolverato, a distanza di tre anni, il Melissanidis carpiato. Un salto da 7 che avevo proposto l’ultima volta ai Mondiali del 2009. Da Londra a Londra, insomma. Questo pomeriggio mi sono sbloccato, sabato andrò alla rincorsa dai 25 metri con la convinzione non solo di riuscire ad arrivare, ma di farlo come si deve. A quel punto valeva la pena rischiare la seconda esecuzione, la ribaltata doppio avanti raccolto da 6.60 per centrare una finale”,
Fonte FGI