Facciamo i conti con la nostra olimpiade

…Essere a Londra, per un atleta, era già un traguardo raggiunto perché, come aggiunse il numero uno dello sport italiano all’interno del Queen Elizabeth II Conference Centre “qualificarsi ad un’Olimpiade può essere più difficile di un Mondiale”. Ebbene, di medaglie alla fine della fiera ne sono arrivate 28 con l’ottavo posto dell’Italia nel computo generale. Meglio di Pechino, chi l’avrebbe detto? Considerate le premesse, gli scandali pallonari, la crisi economica, esorcizzata da slogan ben pensati come il noto “più sport e meno spread”, i conseguenti ed inevitabili tagli, forse non ci avrebbe scommesso nessuno.

Ed invece: 15 discipline a medaglia contro le 13 del 2008, l’età media dei medagliati che scende da 29,84 a 28,66, 31 esordienti sul podio (contro i 14 in Cina), senza dimenticare gli oltre 20 tra quarti e quinti posti. La Federazione Ginnastica d’Italia in questo vero e proprio miracolo ha fatto la sua parte. Dopo aver qualificato tutti i suoi ginnasti ed averne portato il 66% in finale (l’hanno mancata solo 3 su 18 – Matteo Angioletti, Julieta Cantaluppi e Flavio Cannone), la FGI ha vinto due medaglie, le stesse che nelle previsioni di rito gli venivano accreditate dalla Preparazione Olimpica del Coni, con la Squadra di Ritmica e Matteo Morandi. Era ipocrita pensare che le tre volte iridate di Emanuela Maccarani potessero vincere anche l’oro di Olimpia. Chi le segue da vicino ed aveva annusato l’aria di Nizhny Novgorod ben sapeva, al contrario, quanto fosse accesa la concorrenza per il podio e quanto scottasse ancora la delusione di Pechino.

Il sergente di Vimercate, invece, veniva dai quarti posti di Tokyo e Berlino, che avevano leggermente smorzato gli entusiasmi del 2010 per il bronzo mondiale di Rotterdam e l’oro europeo di Birmingham. È andata bene, adesso lo possiamo gridare forte. Anzi, poteva anche andare meglio, con quei due legni della Ferrari e di Busnari tanto amari a posteriori quanto però inattesi alla partenza. Missione compiuta, insomma, ancora una volta. Al punto da meritare il 7 in pagella ed il pollice all’insù nell’articolo di chiusura della Gazzetta dello Sport. Promossi a pieni voti e non poteva essere diversamente essendo entrata la Federginnastica nell’élite delle Federazioni (14 sulle 26 olimpiche) che hanno lasciato il segno nella “perfida Albione”, insieme a FITA, UITS, FIS, FITAV, FICK, FITARCO, FIN, FPI, FIC, FCI, FIPAV, FIDAL e FIJLKAM. Dei 62 atleti azzurri (49 uomini e 13 donne) saliti sul podio (su una partecipazione complessiva di 281) 7 sono ginnasti (1 uomo e 6 donne, tutti appartenenti al Gruppo Sportivo dell’Aeronautica Militare), una gran bella rappresentanza.

Ancora più bella se si guarda soltanto al nostro orticello, perché su 18 atleti targati FGI quasi la metà torna a casa con qualcosa al collo. Poteva essere la metà esatta, un mostruoso 50%, se il grido di Vanessa ed Alberto non fosse rimasto strozzato in gola.
(FONTE FGI)

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