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Alla ginnastica, con nostalgia, odio e amore.

Abbiamo ricevuto una emozionante lettera da una ex ginnasta, ve la giriamo pensando di farvi riflettere e commuovere come è successo a noi.

E non c’è niente da fare: lei è lì.

Puoi tenerla lontana quanto vuoi. La tua vita può essere cambiata radicalmente, ed averti condotto anni luce lontano da lei. Ma lei è lì. Puoi non essere entrata in una palestra per mesi, per anni. Puoi crederti ‘fuori dal tunnel’, disintossicata. Ma poi varchi la soglia di un palazzetto e sei totalmente fregata.

E’ come se si fosse spalancato un vaso di pandora in grado di scatenare improvvisamente, quasi violentemente, un turbine di emozioni, una vagonata di ricordi. Come se stessi inforcando una bicicletta dopo decenni, sicura di schiantarti, e invece ti riscoprissi incredibilmente abilissima a pedalare: la tua memoria emotiva si è riattivata in un istante, come se non fosse passato neppure un nanosecondo.

Perchè lei è lì, sempre lì, pronta a trascinarti nel suo vortice. Le luci. Gli swarovski che sberluccicano. Le musiche assordanti, un pò più tamarre di come te le ricordavi, che ti fanno vibrare. I materassoni blu, le pedane arancioni, il quadrato azzurro della Spieth che hai avuto la fortuna di usare solo poche volte. La tensione, l’adrenalina. La rabbia, le lacrime – di rabbia, sì, ma anche di gioia. Il sudore. Gli spruzzini, i paracalli, le scarpette del volteggio. Le persone. Gli sguardi che non ti vedono perché troppo concentrati, gli abbracci che ti rompono le coste e stritolano lo stomaco. Le sensazioni. I brividi, quelli forti da farti accapponare la pelle.

La magnesia, la maledetta magnesia.

Anche se ormai le tue ex compagne di squadra non sono più “le tue bimbe” ma si sono fatte grandi, in tutti i sensi. Anche se ormai non riconosci nemmeno la metà delle ragazze che stanno gareggiando, e le new entry ti sembrano scriccioli, incredibilmente minuscole. Anche se ormai da un pò di tempo la prima risposta che dai quando ti chiedono “cosa fai nella vita?” non è più “faccio ginnastica artistica!” – anzi, quasi non la citi più. Anche se ci hai messo una pietra sopra, poi un’altra ed un’altra ancora, ti rendi conto che probabilmente ti sei dimenticata di ucciderla, prima di seppellirla. Perchè a un certo punto senti risuonare nel palazzetto la tua musica del corpo libero e non ragioni più. Ti salgono le lacrime agli occhi, sei sopraffatta dai ricordi. Ti risale tutto con veemenza, con rabbia, con prepotenza. Ti scopri gelosa, ti scopri invidiosa di chi sta ancora vivendo in quel mondo effimero e fatato.

Per un attimo perdi la testa, vorresti infilarti un paio di polsini, un body e ballarci tu, su quella pedana. Vorresti ricominciare; vorresti non avere mai smesso. Perchè lei è lì, è sempre stata lì. Subdola, un pò stronza, in paziente attesa di un tuo attimo di cedimento. Tu hai mollato lei, stremata e sfiancata da anni di lotte, passione e devozione, ma lei mica ha mollato te. Quando esci dal palazzetto, con le orecchie che rimbombano, sei ancora un pò stordita, quasi in trance. Smarrita, disorientata, scombussolata come fosse passato un uragano. Ma fuori c’è il sole, il cielo, il mondo, la vita. E pian piano ti calmi, respiri, e sorridi. Perchè lei è lì, è sempre stata lì, in un luogo indefinito tra il cuore, la pancia e la bocca dello stomaco. E sempre lo sarà.

Alla ginnastica, con nostalgia, odio e amore.

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