Lavoriamo anni e anni per insegnare ai nostri atleti che dopo una caduta ci si rialza, che si applaude a chi fa bene e ancora più forte a chi sbaglia. I ginnasti sanno che in gara può succedere di tutto, si può vincere e si può perdere, può capitare che il più forte cada e che non riesca a confermarsi, così come inaspettatamente possono esserci delle sorprese non preventivate.
Lo sport è bello proprio perché imprevedibile: il talento serve, ma non basta, il lavoro compensa, ma non è sufficiente, mentre la passione sì, quella è indispensabile. Nelle gare di ginnastica, a partire dagli 8 anni, prima della premiazione c’è la sfilata con tutti i partecipanti e, davanti a loro, viene chiamato il podio.
Non c’è bambino, né adulto, ve lo assicuro, che si sia mai permesso di non mettersi in fila con gli altri, né di sfilarsi la medaglia di partecipazione (figuriamoci quella d’argento).
Chi non sa perdere, non può vincere. Questo è chiaro, ma un secondo posto è davvero una sconfitta? No.
La sconfitta è l’essersi inginocchiati ad inizio partita, per poi fischiare l’Inno di Mameli, la sconfitta è aver dimostrato in mondovisione agli sportivi del futuro che ci si può permettere il lusso di schifare un secondo posto.
Voi, voi che nel mondo sportivo siete considerati i VERI E UNICI PROFESSIONISTI.
Ah beh.
Complimenti Azzurri, siete stati uno spettacolo e una grande squadra!
Silvia Vatteroni