Sono ormai 3 giorni che non si fa che parlare d’altro, ma nonostante le innumerevoli domande che abbiamo ricevuto, come vi sarete accorti abbiamo intenzionalmente taciuto sul fatto perché non avevamo elementi necessari per poter argomentare il più correttamente possibile l’accaduto.
Oggi, dopo aver letto le dichiarazioni di entrambe le parti e dopo esserci documentati con diversi medici, che ringraziamo per averci dedicato del tempo, proviamo a delinearvi il quadro della situazione.
Martedì 13 settembre, un gruppo di hacker russi, che si fa chiamare “Fancy Bears“, è riuscito a bucare il server della WADA, l’agenzia mondiale dell’antidoping e ad accedere al database ADAMS, dove hanno trovato tutte le informazioni, chiaramente private, riguardanti la salute di alcuni atleti americani.
A questo fatto ne va anteposto un altro: la WADA è la stessa agenzia che, pochi mesi fa, ha chiesto al CIO di squalificare la Federazione russa dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro dopo aver svelato il “doping di stato” avvenuto nei confronti degli atleti russi in vista delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014.
Tornando al caso in questione… martedì, gli hacker russi, hanno pubblicato i risultati delle analisi mediche delle due sorelle tenniste Venus e Serena Williams e della ginnasta più volte campionessa mondiale ed olimpica, Simone Biles. Dai documenti è emerso che decine di atleti impegnati a Rio, fra i quali appunto anche Simone, sono risultati positivi al test dell’antidoping per aver assunto sostanze proibite per uso terapeutico. “Per uso terapeutico” vuol dire lecitamente, ossia con permesso (TUE) rilasciato dalla Federazione Internazionale e sottoscritto dalla stessa WADA.
E’ chiaro che una notizia del genere ha richiamato l’attenzione dei media e dei tanti appassionati che hanno subito giustificato le incredibili prestazioni degli atleti coinvolti con l’assunzione di quei farmaci.
Doverosa premessa a quanto seguirà:
– Nessuno dei medici da noi interpellati, così come probabilmente nessuno di voi, ha un quadro clinico completo sulle condizioni di salute di Simone Biles.
– Nessuno lo ha perché nessuno, ad eccezione dei diretti interessati, deve averlo. Forse questo aspetto, nel caos generale che questa notizia ha suscitato, è sfuggito a tanti.
– “Perché non lo avevano mai detto? Perché non lo sapevamo?” Perché se c’è un organo mondiale che ha la responsabilità di garantire la correttezza degli atleti in gara, sta a lui e solo a lui, conoscere e valutare ogni situazione. Gli atleti sono lì per fare sport, non per presentarsi al mondo.
Simone Biles è stata trovata positiva al Metilfenidato, uno psicostimolante. Farmaco che, come lei stessa ha dichiarato, assume da quando è piccola, ossia da quando le hanno diagnosticato l’ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività).
Il Ritalin o il Focalin, i due farmaci assunti da Simone, non alterano le prestazioni sportive, nel senso che non agevolano l’equilibrio né la formazione di massa muscolare. Il Ritalin, ritenuto doping e al centro di numerosissime polemiche già negli anni Ottanta, in alcuni casi, può ridurre la sensazione di affaticamento, cosa che nella ginnastica può evidentemente creare del vantaggio.
Non va dimenticato però, che se prescritto in adeguate dosi e se controllato da chi di dovere, il suo unico e principale effetto è quello di colmare quel deficit di attenzione di cui soffre il paziente.
Approfondendo meglio la patologia si scopre che non è poi così rara e che anzi, nel nostro piccolo grande mondo, sono tanti i casi di atleti affetti da ADHD. Il perché è evidente, qualunque genitore, diagnosi a parte, di fronte ad un bambino iperattivo è portato ad iscriverlo in palestra o dovunque possa sfogare la sua energia.
Lo stesso Louis Smith ha dichiarato di essere affetto da ADHD e di aver assunto, da bambino, gli stessi farmaci.
(http://www.mirror.co.uk/…/louis-smith-how-adhd-helped-21371…)
Concludiamo sottolineando quindi che, alla luce dei fatti, Simone Biles non è dopata, che ha fatto e fa uso di sostanze illecite per uso terapeutico, quindi con permesso accordato dalla FIG, ma soprattutto e questo è il vero nocciolo della situazione, a seguito di prescrizioni mediche.
Nessuno, ad oggi, può permettersi di sminuire il successo di questi atleti, nessuno può etichettarli con definizioni che non gli appartengono e non è corretto nemmeno generalizzare, ma nel bene dello sport e di questo sport, da sempre uno dei più “puliti” in assoluto, tutti possono auspicare e desiderare che alla base di quelle, e delle future, prescrizioni, ci siano i dovuti controlli e che, cosa più importante in assoluto, a tutti gli atleti vengano garantite le pari condizioni di gioco.
Così come noi, appassionati e non, pretendiamo che la politica e gli interessi economici rimangano fuori e ben lontano da qualsiasi organo supremo di controllo.
Utopia? Speriamo di no.
S.V.