FONTE FGI
Ancora un legno, continua la maledizione della Ginnastica italiana. Avevamo lasciato Coppolino e Cassina ai piedi del podio di Pechino (per non parlare della Squadra di Ritmica). E a Londra si riparte con il 4° posto di Alberto Busnari al cavallo con maniglie. All’aviere di Malzo, autore forse della gara più bella della sua lunga carriera, non basta un 15.400 per coronare un sogno. “A volte con molto meno puoi vincere una medaglia – commenta Enrico Pozzo, seduto in tribuna con gli altri azzurri, compreso Matteo Morandi, che domani avrà la finale agli anelli – e invece oggi Alberto, malgrado un esercizio che non gli avevo mai visto fare, neppure in allenamento, resta a mani vuote”. L’oro va al campione del Mondo, l’ungherese Krisztian Berki, nonostante il pari merito a quota 16.066 con l’idolo locale, Louis Smith, penalizzato da un’esecuzione di un soffio più bassa (9.166 contro 9.066). Bronzo per l’altro britannico, Max Whitlock con 15.600. Due decimi appena più di Busnari. Gli stessi che il Campione Europeo di Birmingham 2010 aveva alzato nella nota di partenza dopo il brutto ottavo posto in qualifica di sabato scorso. Partendo entrambi da 6.600, l’esecuzione migliore di Whitlock (9.000 contro 8.800) è risultata fatale al lombardo.”Per me è il 4° posto della gioia – esordisce a sorpresa Busnari – E’ strano dirlo di un 4° posto ma è così che lo vivo. Quando sono sceso dall’attrezzo ho esultato perché, finalmente, ero riuscito a dimostrare l’enorme lavoro che c’era dietro. Non sempre mi era riuscito di esprimermi come avrei voluto e dovuto. Dopo la beffa di Berlino (Gli Europei 2011 dove entrò con il terzo punteggio in qualifica, davanti a Smith, sbagliando clamorosamente la finale, ndr.), su suggerimento del medico federale Matteo Ferretti, sono ricorso ad un mental coach, la dott.sa Rossana Capone, è i progressi si son visti. Ringrazio lei, la Federazione, l’Aeronautica Militare e tutti i miei cari. Ero tranquillo, sicuro dei miei mezzi. Ho inventato un movimento che porta il mio nome e che la FIG dovrebbe elevare da F a G nel Codice dei Punteggi. Credo, dopo tanti anni, di aver lasciato un segno in questa specialità. Rio? Non ci arrivo, il fisico non me lo permette. Però l’anno venturo ci saranno Europei e Mondiali individuali e seppur a 34 anni con un programma da 4° posto olimpico posso togliermi qualche altra soddisfazione”.
Forbice frontale con ¼ + ¼ di giro con spostamento laterale saltato; 2 Stokli con 2 mulinelli sulla maniglia; 2 Stokli con Russo 270°; il Busnari (ossia uno Stockli inverso alla verticale, trasporto 3/3, 360° di rotazione e ritorno in mulinello o mulinello Thomas); dai Thomas sale in verticale con 360°, trasporto 3/3 e discesa in Thomas; in Thomas trasporto laterale superando le due maniglie (3/3); in Thomas trasporto laterale con le mani tra le due maniglie (3/3); Magyar; Sivado; salita in verticale con 360° e trasporto di 3/3.
Busnari, con il 4° punteggio nel Concorso di ammissione sale per secondo, dopo il francese Tommasone, e gli si piazza davanti. “Era lui quello che temevo di più e quindi, quando ho visto che gli stavo sopra, un pensierino al bronzo ce l’ho fatto – svela Abe, come lo chiamano gli amici – Certo, l’Inglesino era forte, lo sapevamo. Non ho visto la sua prestazione, non posso commentarla. Magari è stato trainato dall’entusiasmo del pubblico oppure sono stato io che con la mia esultanza ho provocato gli altri a far meglio. Sta di fatto che ho assistito da fuori a finali dove sbagliavano tutti, mentre in questa i miei avversari hanno tirato al massimo. Ma ripeto, sono sereno. Quando entri in pedana i sogni li tieni chiusi nel cassetto. Il duello non è con gli altri ma con te stesso. Quando ho vinto la mia gara con l’attrezzo quel cassetto si è leggermente socchiuso. Non posso dire, però, che andrò via triste. Qui ci sono i miei genitori, la mia fidanzata, tanti amici. Sono soddisfatto di aver regalato loro un’emozione”. Un’emozione durata fino all’ultimo atleta, il gigante Smith, bronzo a Pechino, che, pur buttando giù dal podio Busnari, non è riuscito a regalare l’oro alla duchessa di Cambridge, Kate Middleton, seduta sulle tribune della North Greenwich Arena, vicino a Beth Tweddle, come una qualunque tifosa, senza scorta. Meglio comunque di un altro Smith, il maestro di equitazione Harvey, che su un cavallo vero prese due legni ai Giochi di Monaco 1972. L’oro vola in Ungheria, insieme a Berki, altro grande interprete di questa difficile specialità. Il 27enne di Budapest succede al cinese Xiao Qin. Peccato per Busnari, l’amaro in bocca rimane. Era da Los Angeles 1932, dall’argento di Omero Bonoli che questo attrezzo non saliva agli onori delle cronache italiane. Un dato che dà la dimensione dell’impresa di Alberto. Sarebbe stata una favola. Un cavaliere azzurro, senza macchia nè paura, trova il suo personale Graal all’ultima chance olimpica. 33 anni dedicati alla Ginnastica Artistica, quarta partecipazione ai Giochi (dopo Sydney, Atene e Pechino); scoperto dall’attuale DTN Fulvio Vailati nella Juventus Nova di Melzo, seguito al Centro Tecnico Federale di Milano da Serguei Oudalov e quest’anno anche indirettamente presente nella docu-fiction “Ginnaste. Vite Parallele” che vedremo in onda su Mtv il prossimo ottobre. “Questi ragazzi – aggiunge Maurizio Allievi – sono davvero grandi. Riescono a compiere imprese egregie contrapposti a rivali fortissimi e molto più giovani di loro. Siamo venuti qui senza grandi proclami eppure ce la stiamo di nuovo giocando. Con quattro finalisti su cinque avevamo già fatto tanto, manca la ciliegina”. Il riferimento è all’ultima freccia dell’arco azzurro maschile (ma dopo domani ci sarà anche la Ferrari al corpo libero donne). Lunedì 6 agosto. ore 14.00 locali – le 15.00 in Italia – si incomincia con gli anelli. “Tutti a tifare per il Dog – chiosa Busnari, chiamando Matteo con il suo soprannome, ben noto nell’ambiente – E’ tranquillo, ci siamo allenati insieme, può fare bene. Se la vedrà sostanzialmente con il cinese, il brasiliano e uno dei due russi”. In quattro, sempre in quattro. Ma mica ci dirà sempre male!