Ginnastica sport spettacolare. La disciplina del programma olimpico generalmente più seguita dai telespettatori. Ginnastica sport divertente. Ginnastica fatta di stelle, a cui chiedere un autografo, una fotografia, una piccola dedica da usare come portafortuna. Ginnastica sport in evoluzione che richiede costanti aggiornamenti, sia sui codici di punteggio sia sulle tecniche di preparazione e allenamento. Ma quanto è difficile riempire un palazzetto, un’arena sportiva, anche nei più importanti eventi della stagione?
La riflessione sorge spontanea, soprattutto dopo l’amarezza manifestata da Giorgio Citton, anima, fin dalla sua nascita, del Trofeo Città di Jesolo, quest’anno giunto all’edizione numero 11. “Fa male al cuore – ci aveva detto al termine della seconda giornata di gare – vedere che, a fronte di uno spettacolo di tale livello offerto in pedana, le tribune non siano colme”.
Non bastano forse i nomi stellari delle ginnaste in gara, dalle statunitensi alle russe, passando per il frizzante team brasiliano e le nuove junior cinesi. Non basta probabilmente nemmeno la possibilità di assistere agli allenamenti o ai momenti di preparazione e carpire qualche segreto delle scuole diverse da quella italiana. “Ciò che è mancato sulle tribune, e duole ancor di più, sono stati proprio gli addetti ai lavori”, aggiunge Citton, in un’analisi a freddo dell’evento.
La gara di Jesolo si è ormai imposta, a dovere, come una delle grandi classiche del panorama internazionale. Una tappa quasi obbligata per le grandi Nazioni della ginnastica, un evento che negli anni ha presentato da vicino al pubblico italiano le stelle americane, basti pensare a Simone Biles che per la prima volta si esibì in laguna a marzo 2013, quando ancora non aveva vinto il primo titolo mondiale, oppure Gabby Douglas, Alexandra Raisman, Laurie Hernandez. Quest’anno, un’edizione come mai prima, con protagoniste oltre all’Italia, la Russia, la Cina, il Brasile, la Romania, la Francia junior, e tante altre compagini. Ciò che è mancato, rispetto al grande evento, è stato proprio il pubblico.
“Sulle tribune – spiega ancora Citton – c’erano 2.500 persone nella giornata di sabato (quella della gara a squadre e all-around, ndr), proprio come nella prima edizione del 2008. Per l’epoca era stato un discreto successo, ma per quest’anno, visto il risalto che la competizione ha assunto, speravo in qualcosa di meglio”. Il Trofeo, come un po’ tutti gli eventi ginnici delle ultime stagioni, ha attraversato diverse fasi. “Dopo il buon inizio nel 2008 – prosegue Citton – abbiamo assistito a un paio di anni di calo in termini di ingressi. Quindi abbiamo pensato di raddoppiare le giornate di gara, per dare più respiro alla manifestazione. Questo ci ha permesso, se non di raddoppiare gli ingressi, quanto meno di aumentarli notevolmente. Il grande boom si è verificato nel 2012, probabilmente per una serie di concause. Innanzitutto era l’anno olimpico e quindi c’era per forza un interesse particolare. Poi avevamo chiamato come ospiti le Farfalle della Nazionale di ritmica che hanno contribuito ad arricchire lo spettacolo. Infine, e forse soprattutto, si era nel pieno del periodo del reality Ginnaste Vite Parallele. Ricordo che la gente chiedeva in primo luogo se c’era la possibilità di “toccare” le stelle. In quell’occasione superammo la capienza del palazzetto, con oltre 4.500 biglietti staccati. La cornice fu davvero strepitosa e adeguata allo spettacolo offerto in pedana. Nelle stagioni successive, nonostante la presenza costante dei più grandi nomi della ginnastica mondiale, la situazione si è assestata, non raggiungendo più i livelli del 2012. Sicuramente, negli anni, ciò che ha fatto la differenza è stata la presenza, più o meno copiosa, dei curiosi, dei non addetti ai lavori”.
Ed è proprio questo, ci tiene a sottolineare Citton, il punto critico. “Se dobbiamo il successo ai curiosi, la ginnastica si deve davvero interrogare come movimento. Ciò che manca è l’interesse degli allenatori per un evento come il nostro. Ogni anno spero sempre che qualcosa cambi, ma vedo che non è così. In passato ho anche provato a organizzare in occasione del Trofeo dei momenti ad hoc per consentire ai tecnici, magari i più giovani, di entrare in contatto diretto con allenatori e ginnaste straniere, soprattutto durante i giorni di allenamento precedenti alle gare, ma la risposta è stata sempre molto scarna”.
Un po’ diversa, anche se non del tutto rosea, è la situazione delle altre grandi competizioni che si sono svolte quest’anno. Se ad Arezzo per la prima tappa di Serie A le tribune non erano di certo colme, al Mediolanum Forum di Assago, dove lo scorso weekend si è svolta la seconda tappa, la situazione è migliorata, considerando che riempire un impianto come quello che sorge alle porte di Milano è tutt’altro che semplice. Il terzo anello era praticamente vuoto, ma il primo e il secondo erano ben popolati. Maurizio Allievi, deus ex machina della manifestazione organizzata dalla sua Ginnastica Meda, parla addirittura di “rivincita” rispetto alle competizioni degli ultimi tempi. “Quello di Milano – ci ha detto al termine della manifestazione – è stato un evento molto spettacolare e sull’affluenza di pubblico mi ritengo soddisfatto, con un totale di ingressi attorno agli 8.500. Rispetto ad altri eventi che abbiamo visto in questa stagione, penso sia stata un po’ una rivincita”. Non siamo di certo ai livelli della prova di Serie A che sempre al Forum si era tenuta nel 2015, ma non si può dimenticare che in quell’anno si era ancora nel boom di Ginnaste Vite Parallele, programma televisivo che ha letteralmente “sconvolto” il mondo della ginnastica in termini di seguito da parte dei curiosi che a frotte arrivavano nei palazzetti sperando di poter toccare, sfiorare o anche solo vedere da vicino i propri idoli.
Il prossimo appuntamento della stagione sarà la finale di Serie A al PalaVela di Torino, altre grande impianto che ha già ospitato Assoluti e Campionato a squadre, oltre a eventi olimpici invernali. A organizzare la manifestazione è la Ginnastica Victoria Torino, ormai habitué di questo tipo di manifestazioni e macchina consolidata. “A Torino – ci ha spiegato Ezio Torta, presidente della società organizzatrice – non riusciremo ad allestire il doppio campo gara per gli allenamenti, come è stato fatto al Forum, perché gli spazi sono diversi e le soluzioni troppo onerose. La gestione gara sarà come ad Arezzo, con tempi un po’ più lunghi di riscaldamento agli attrezzi, ma questo non è per forza un male, soprattutto per i ginnasti. In campo gara, come già fatto in passato, abbiamo preferito non dividere gli attrezzi maschili dai femminili, perché in questo modo si obbliga il pubblico a scegliere se stare da una parte o dall’altra del palazzetto, invece noi vogliamo che lo spettacolo sia unico e condiviso. Per la promozione cerchiamo sempre di lavorare bene con i media e per questo ci siamo mossi in largo anticipo, e poi puntiamo sulle stelle locali. Il nostro Lorenzo Pisano è stato convocato per la prima volta a una gara di Coppa del Mondo, speriamo che anche questo incida positivamente sull’affluenza di pubblico. Così come punteremo sulla valorizzazione delle eccellenze azzurre e sui ginnasti stranieri di ottimo livello che prendono parte al campionato e che già a Milano abbiamo visto in azione. Il PalaVela può ospitare fino a 8.000 persone, penso che arrivare a 5.000 sia già un ottimo risultato. Al PalaRuffini nel 2014 superammo le 4.000… Penso che possiamo riuscirci”.
Rimane però un ragionamento da fare. Al di là della presenza o meno dei curiosi, dell’affluenza o meno degli addetti ai lavori, e delle rispettive capacità organizzative che – almeno per quanto abbiamo visto finora – non sono da mettere in discussione. E questo ragionamento riguarda gli sponsor, la mancanza di grandi marchi pronti a investire in queste manifestazioni. Torta ci aiuta. “Penso che la carenza di sponsor importanti alle singole manifestazioni – spiega – derivi dalla mancanza di raccordo tra i vari eventi. Un’azienda che investe deve sapere che sarà presente non solo in un palazzetto in Toscana, in Lombardia, in Veneto o in Piemonte, ma che l’evento può essere unico e diffuso sul territorio. Un ruolo in questo senso, a mio avviso, deve averlo la Federazione che, stabilite le società con cui condividere i campionati o gli eventi di massimo livello, dovrebbe convocare un incontro tra i presidenti o i responsabili dei team organizzatori, non solo per definire i protocolli istituzionali, ma anche per dare la possibilità ad alcune aziende di essere presenti. Se queste ultime avranno la garanzia di un cappello federale, sicuramente il tutto assumerà un taglio più prestigioso e di rilievo”.
Ilaria Leccardi
Foto: Filippo Tomasi