L’ esperienza insegna.
Ecco, questa è l’Italia che torna dai Campionati Europei di Montpellier.
Gli azzurri sono competitivi, sanno dire la loro, ma soprattutto possono ambire a risultati importanti… risultati che arrivano dopo tanto lavoro e qualche delusione di troppo. Inutile nasconderlo, ci sono quelle Nazioni, vedi America, Cina o Russia, che hanno una “scuola” e delle strutture tali che riescono ad arrivare ai risultati più ambiti senza dover aspettare. Con ciò non vogliamo dire, che non si lavori, anzi… ma che c’è un ricambio generazionale ed una impostazione tale, che non esistono gare in cui si corra il rischio di non avere qualche successo da festeggiare.
Nessuno, se non i protagonisti stessi, sanno quanto è difficile continuare ad allenarsi dopo una delusione, se poi diventano due, ci vuole davvero quella determinazione che è propria solo dei campioni.
E noi di campioni ne abbiamo davvero tanti. Primo fra tutti è sicuramente Alberto Busnari, che dopo ben UNDICI ANNI e una infinità di successi sfiorati, è finalmente tornato sul podio europeo! Una soddisfazione immensa per lui e per tutti noi, che nel corso di questi anni lo abbiamo visto ridere, piangere, arrabbiarsi, ma soprattutto insistere. Ed è questo che rende grande la nostra nazionale.
Da Alberto, passiamo a Matteo Morandi, bronzo olimpico a Londra e ancora qui, pronto a giocarsi il tutto e per tutto nella sua ennesima finale a otto. Stessa tenacia appartiene anche ad Enrico Pozzo, altro pilastro storico del team. Ludovico Edalli si è invece riconfermato l’azzurro più completo, qualificato per la finale individuale del concorso generale come ventitreesimo e poi piazzatosi al sedicesimo posto, riscattando gli errori fatti nella prima giornata di gare. Andrea Cingolani e Marco Lodadio, sono il “futuro”, in Francia hanno portato innovazione e coraggio. Tornano a casa a mani vuote, ma con quel bagaglio di esperienza che, la prossima volta, consentirà loro di lasciare il segno.
“L’esperienza ti insegnerà a gestire quest’emozione e ti consentirà di brillare come desideri e meriti”, questo lo scrivevamo un anno fa ad una piccola Martina Rizzelli, che al suo esordio con la nazionale, piangeva per quegli errori di troppo che alle sue amate parallele non le diedero la possibilità di aiutare la squadra come avrebbe voluto. Dalla Francia Martina torna a casa con la medaglia più bella, quel “ce l’ho fatta” che la piazza al nono posto nel concorso generale e al quinto alle parallele. Gli errori fanno parte del “gioco” e chi ha la forza di superarli, vince. Tra l’altro la sua nota di partenza 6.0 agli staggi, è la terza più alta d’Europa e… sappiamo che nei suoi piani c’è di aumentarla ancora!!
Niente finale, ma… una gara che le dà il “bentornata” tra le grandi. Carlotta Ferlito, sfiora di pochissimo la finale a 8 alla trave, che le lascia così l’amaro in bocca, ma, si sa, non è semplice gareggiare nella prima suddivisione. Lei non ha bisogno di esperienza, ha dimostrato per l’ennesima volta di essere una garista, dal momento in cui alza il braccio e saluta la giuria, inizia la sua storia e Carlotta sa scriverla al meglio delle sue capacità. Carattere e sicurezza le danno la capacità di apparire tranquilla, anche quando non lo è. In un anno ha aumentato parallele, ha ripreso l’uno e mezzo a volteggio, ha ripulito la trave e inserito lo tsukahara al corpo libero, non possiamo certo dire che le sue idee non siano chiare…!!!
Così come sono chiarissime quelle di Erika Fasana, che a Montpellier, ha davvero dato il meglio di sé. Certo dispiace per quei due quarti posti, che se riempiono di orgoglio noi semplici sostenitori, di sicuro infastidiscono lei, che per pochissimo non si è presa le due meritate medaglie alle quali ambiva, ma soprattutto sapeva di poter ambire. Ed è proprio questa consapevolezza che le darà la forza di inseguirle di nuovo. Tsukahara avvitato, Chusovitina e “beh ora c’è da aumentare la terza diagonale”, questa è Erika.
Parliamo infine di Vanessa Ferrari. Lei non gareggia per fare esperienza, non gareggia “tanto per”. Così come sapete altrettanto bene, che Vanessa, è una che non si arrende. Gli anni passano, ma lei rimane quella che vinse un mondiale dopo aver commesso una caduta a trave. Inutile fare polemiche, inutile puntare il dito, Vanessa era la seconda migliore all arounder in serie A, così come si è riconfermata esserlo in Francia. La malattia non le ha permesso di arrivare in forma come avrebbe voluto, certo, ma non gliel’ha data vinta e si è presentata alla giuria francese con un nuovo e coinvolgente esercizio al corpo libero, un ottimo avvitamento e mezzo al volteggio, delle buone parallele e una trave competitiva, a tal punto da sfiorare quasi la finale. Super Vany ha giocato la sua partita europea per l’undicesimo anno consecutivo (all’appello mancano solo gli Europei del 2005, ai quali non prese parte in quanto ancora junior). Purtroppo in gara non ha reso quanto in allenamento, ma questo succede anche quando si è in ottima forma, quindi è più che comprensibile che sia capitato alla sua prima uscita internazionale post-malattia. Non è un problema, lei non deve dimostrare niente a nessuno, anzi… da qui si continua, la fase di recupero sembra sempre infinita, ma poi passa e le soddisfazioni danno un senso a tutte le volte in cui si è dovuto stringere i denti. Forza Vany!
Altrettanto comprensibile è stata quindi la scelta di risparmiarla per la finale AA, se Vany avesse centrato le finali al corpo libero o alla trave, sarebbe stato un altro discorso è ovvio, ma un solo giorno di scarico prima di riaffrontare nuovamente tutti gli attrezzi, in questa fase del recupero, non le avrebbe dato le forze necessarie per farlo al meglio. Finale passata così a Martina, che ha potuto confermare ancora una volta la sua ottima preparazione e acquisire un’esperienza in più, utilissima in vista di Glasgow.
E’ vero non ci sono state le medaglie che sognavamo e alle quali potevamo benissimo ambire, ma abbiamo aggiunto pagine importanti al nostro 2015, che… beh, deve chiudersi nei migliori dei modi!
Gamba ragazzi, siamo con voi!
S.V.