Ci sono storie che finiscono, anche dopo decenni, e sostenere il peso del distacco non sempre è facile. Ci sono storie che sarebbero potute continuare, magari con i giusti compromessi o gli adeguati accordi. Ci sono poi rotture che, guardate alla luce di una storia di successi, possono sembrare incredibili. Eppure avvengono. Dopo 34 anni di storia comune, Claudia Ferrè ha lasciato la Gal Lissone. Dopo dodici scudetti, dopo aver cresciuto ginnaste di livello mondiale, medagliate, finaliste, olimpiche (pensiamo tra le altre a Ilaria Colombo, Carlotta Ferlito, Elisabetta Preziosa e, ultima in ordine di tempo, Elisa Meneghini). Dopo aver fatto del polo di Lissone un’eccellenza della ginnastica azzurra e internazionale, a pochi giorni prima dell’ultima prova di Serie A, la responsabile tecnica della società è stata sollevata dall’incarico.
“Dopo 34 anni di lavoro alla Gal – ci ha raccontato – ho assistito a un cambiamento nell’organico tecnico e io come responsabile del settore tecnico agonistico ho preferito allontanarmi per cercare altre motivazioni”. Altre motivazioni, sì, ma alla base della fine di questa storia c’è stato anche qualche dissapore e difficoltà di gestione del nuovo organico che ha visto il ritorno dell’allenatore russo Anton Stolyar a lavorare con le ginnaste di massimo livello. “C’erano alcuni aspetti che non condividevo e in palestra la gestione delle ginnaste era diventata molto difficile, anche perché negli ultimi mesi quattro allenatrici, tra cui Rodica Demetrescu, avevano lasciato la società. Ho fatto presente le difficoltà, mi sono proposta di portare a termine la Serie A e prendermi del tempo per riflettere, ma a quel punto sono stata lasciata a casa da un giorno all’altro”.
Che ci fosse qualche problema in casa Gal negli ultimi tempi era diventato evidente anche a occhi esterni, almeno dall’esplosione del caso Meneghini che non si presentò al collegiale di preparazione del Trofeo internazionale Città di Jesolo, sorprendendo la stessa Ferrè, facendo andare su tutte le furie il direttore tecnico Enrico Casella e mettendo in difficoltà la delegazione azzurra. Ma pensare a una fine così era davvero difficile.
Sulla vicenda abbiamo sentito anche l’altra parte in causa. “La scelta di mettere fine al rapporto con Claudia – spiega Roberto Meloni, presidente della Gal da trent’anni – è dipesa prima di tutto da un’incomprensione tecnica. Io credo che nel momento in cui una persona è responsabile di un polo e ha uno staff con cui lavorare, lo deve far funzionare. Se il team non funziona, e possono esserci mille motivi, un po’ di responsabilità ce l’ha anche chi dirige l’orchestra. Abbiamo fatto diverse riunioni per cercare di ricompattare la situazione, ma quando io ho evidenziato delle perplessità lei mi ha detto di non avere più stimoli. E io sono convinto che un professionista le motivazioni sul proprio lavoro debba cercarsele”.
E ora in casa Gal come si lavora? “Alla guida della sezione agonistica abbiamo mantenuto alcune figure di altissimo livello, come Anna Sassone e Anton Stolyar, affiancati da tre tecnici giovani. Abbiamo cambiato la solita routine e notiamo più entusiasmo. La società è rimasta uguale e compatta e il secondo posto dell’ultima prova di Serie A appena dietro alla Brixia non può che ripagarmi. Noto che in palestra si lavora con serenità e anche la stessa Meneghini non è più mancata a un allenamento. Questo ripaga dei momenti difficili”.
Certo è che quando si rompe un rapporto la responsabilità non è mai solo da una parte. “Posso dire – prosegue Meloni – che da parte mia forse non sono riuscito a mettere Claudia nelle giuste condizioni per lavorare. Ma io devo pensare all’interesse della mia società, delle mie ragazze. Devo fare in modo che tutto funzioni al meglio e la gara di Torino ha dimostrato che siamo sulla strada giusta”. Nessun ripensamento? “Claudia è un tecnico di altissimo livello, so che potrà trovare nuove motivazioni. E comunque la porta della Gal è sempre aperta, in passato ho riportato qui allenatrici e ginnaste che erano andate via e sono tornate. Può essere che i percorsi in futuro si ricongiungano. Non è mai detta l’ultima parola… Per ora, ognuno sulla propria strada”.
Trovarsi improvvisamente fuori da una realtà che è lavoro, ma anche famiglia, non è semplice. Sia dal punto di vista professionale che umano. “Per fortuna – aggiunge Ferrè – ho avuto subito alcune proposte che mi hanno fatto tornare la voglia di rimettermi in pista. La prima a chiamarmi è stata Monia Marazzi del Centro Sport Bollate, dove lavora anche mio figlio. Ho trovato un bellissimo ambiente, delle ragazze splendide che mi hanno fatto tornare la voglia di allenare a pieno ritmo. Una serenità e un rispetto che non sentivo da tempo. E poi sono tornata a quella che è stata la mia storica società, la Pro Lissone, che nelle ultime stagioni ha perso l’intero settore agonistico e ha bisogno di ripartire da zero con un lavoro di base. Ho avuto anche proposte dall’estero… Insomma, dopo qualche giorno difficile, ho capito che la mia professionalità e le mie competenze potranno essere messe in campo per delle realtà sportive che hanno bisogno di crescere”. Obiettivi per il futuro? “Innanzitutto ho ribadito al direttore tecnico la mia disponibilità al cento per cento nei confronti della Federazione. Diciamo che dopo un periodo difficile è giunto anche il momento di iniziare a lavorare pensando un po’ alla mia persona e alla mia vita, che spesso ho sacrificato per l’amore di questo sport. Voglio mettere il mio bagaglio tecnico a disposizione di società che devono ancora svilupparsi sotto diversi punti di vista. Non è mai tardi per crescere. Di sicuro so che guardandomi indietro rifarei tutto quello che ho fatto”.
E noi, nel giorno del suo compleanno, data in cui esce questo articolo, non possiamo che farle tanti auguri e un in bocca al lupo per un futuro pieno di soddisfazioni.
Ilaria Leccardi
Foto: Filippo Tomasi