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BRUNO GRANDI, PRESIDENTE FIG: “IL NUOVO REGOLAMENTO? L’HO VOLUTO PER SALVARE LA GINNASTICA”

Il Presidente della Federazione internazionale di Ginnastica, Bruno Grandi, ha gentilmente accettato di incontrarci per rispondere in esclusiva ad alcune nostre domande, sorte dopo la pubblicazione del nuovo regolamento di qualificazione olimpica previsto per Tokyo 2020, da lui voluto, proposto ed ideato. Ogni cambiamento, che sia realmente un cambiamento, crea una rivoluzione, crea scompiglio e spesso porta anche dubbi e paure, qui però si era posta una scelta: continuare a far finta che andasse tutto bene o affrontare il problema ammettendo che la situazione stava sfuggendo di mano.

Il Presidente Bruno Grandi, ad un anno dalla scadenza del suo mandato, per il quale ha già comunicato che non si ripresenterà, ha scelto di mettere in discussione alcune certezze con la consapevolezza di fare bene al nostro sport.

1) A quando risale l’idea di cambiare il regolamento di qualificazione olimpica?

L’idea risale a circa quattro anni fa, prima ancora del Congresso di Cancun, in cui venni riconfermato Presidente e sorse per delle esigenze fondamentali. Mi sorprende che al mondo ci siano dei tecnici, o appassionati, che non si siano resi conto di cosa stesse realmente accadendo. Per comprenderne al meglio i motivi che mi hanno portato a voler questo cambiamento, è opportuno partire dal calendario, che è la chiave di tutto il sistema di qualificazione olimpica.

Il calendario internazionale sostanzialmente si basa su una competizione all’anno. I giornali sono interessati solo ai Campionati del Mondo; è inutile negarlo, tutti gli altri appuntamenti sono caratterizzati da un calare, sempre più influente, di attenzione. Lo dimostra il fatto che, ad esempio, l’Asia si lamenta spesso dicendomi: “Presidente dovete fare qualcosa per modificare la situazione, noi in Asia non abbiamo la Cina, non abbiamo il Giappone, non abbiamo la Corea del Sud, qualche volta abbiamo la Corea del Nord (quando non è squalificata per la questione dell’età
anagrafica delle sue ginnaste infrazione, peraltro, reiterata più volte)… noi non abbiamo contratti televisivi, non c’è alcun interesse affinché questo sport continui ad esistere”. La stessa cosa avviene in Africa, pur trattandosi lì di un problema strutturale e politico, ma riguarda anche l’Europa dove, sì è vero, vi sono i campionati europei per i quali esiste un contratto televisivo, ma tutto si realizza e si esaurisce in poco più di una settimana, dopodiché l’attenzione mediatica scompare di nuovo.
Gli sponsor ci chiedono costantemente più visibilità, d’altra parte non è possibile pensare che loro siano disponibili a sponsorizzare una Federazione in forma permanente, come sponsor fondamentale o top-sponsor, quando la ginnastica, a livello mondiale, attira il pubblico per una decina di giorni all’anno ed, a livello europeo, per una settimana. Non ci sono altri interessi dietro ai quali è possibile programmare un investimento. Il nostro non è uno sport ripetitivo che compare ogni settimana, non c’è assolutamente visibilità e gli sponsor si tirano indietro. Nasce così l’esigenza di creare un interesse che sia il più possibile continuativo. E nella ginnastica quale è l’interesse continuativo? Gli atleti vogliono andare alle Olimpiadi. Vanno bene i campionati del mondo, vanno bene i campionati continentali (quelli europei in modo particolare), ma le altre competizioni no. Lo dimostra, per esempio, il fatto che il continentale americano non produca minimamente interesse. Ci sono gli statunitensi, i cubani, i canadesi, i venezuelani, i brasiliani e gli argentini, che sono tutti Paesi forti, ci sono i cileni (il campione del mondo 2011 al corpo libero era cileno) eppure non hanno i loro campionato continentale, in quanto si avvalgono dei campionati multisport (Giochi Panamericani) organizzati dai comitati olimpici del continente, ma per il resto non si ha nessun interesse.

Ora mi chiedo: si può continuare a far vivere uno sport che nel panorama sportivo commerciale del mondo non esiste? Quando vado a fare dei contratti con le televisioni incontro permanentemente questo problema. Ecco perché è nato il nuovo calendario, la qualificazione olimpica è frazionata in più gare, così da consentire una rivalutazione dei campionati continentali e delle coppe del mondo, in termini di interessi mediatici e non solo.

2) Alle Olimpiadi però, la situazione sembra essere diversa o sbaglio? La ginnastica rientra, come l’atletica ed il nuoto, nella categoria A, ossia fra gli sport più seguiti.

Bisogna essere sinceri e quindi va detta tutta la verità. La ginnastica rientra nella categoria A degli sport olimpici solo perché gli USA sono interessati alla ginnastica in maniera spasmodica e la televisione che paga pesantemente i Giochi Olimpici è una televisione statunitense. Se un giorno negli USA la ginnastica dovesse cadere in disgrazia, non ci sarebbe più nessun interesse e noi non saremmo più il primo sport. La ginnastica piace ed appassiona, ed è giusto che questa passione venga coltivata. Lo sa che a Pechino 2008 siamo stati il primo sport? Sul piano commerciale fu una cosa spaventosa. In occasione delle finali ci furono 19.000 paganti, mai vista prima una simile cosa. Per il Test Event di Londra 2012 abbiamo avuto 12.000 spettatori, una cosa inaspettata che ha stupito gli stessi organizzatori. La domanda allora è: può la ginnastica esistere episodicamente? No. E lo dico ai campioni, lo dico ai nostri atleti, non parlo tanto ai tecnici che sicuramente hanno i loro interessi, ma soprattutto a chi si allena ogni giorno. Vivere di rinomanza a livello internazionale non è possibile, ed è assurdo pensare di vivere solo sugli incassi che ci procurano i Giochi Olimpici ogni quattro anni. Sì è vero i mondiali di artistica attirano e si riesce anche ad incassare qualcosa, ma la ritmica? La ritmica va sotto. L’aerobica? Perdiamo una quantità enorme di soldi, spesso devo pagare gli organizzatori affinché organizzino i campionati del mondo altrimenti questi no potrebbero essere disputati. Un problema maggiore si riscontra nell’acrobatica che, forse, è anche la disciplina più bella: ogni due anni è davvero difficile trovare un organizzatore per i mondiali. Ho dovuto chiedere alla Cina di organizzare i Campionati del mondo del 2016 perché nessun Paese ha posto la propria candidatura. E il motivo è solo uno: non si incassa.

Tutti mi chiedevano un cambiamento ed il cambiamento era assolutamente necessario. Così ho pensato di fare un calendario che abbia una continuità, dove ogni gara si lega ad un’altra. Avevo provato a farlo cinque anni fa, prima del Congresso FIG di Cancun, ma non riuscii ad avere l’appoggio che ho avuto quest’anno, perché gli USA si imposero pesantemente, dicendomi: “ Noi siamo legati ai campionati multisport e non possiamo permetterci di organizzare un campionato continentale, le televisioni non pagherebbero”. La stessa Asia fu scettica: “Presidente noi non organizziamo i campionati continentali asiatici, perché con il multisport pagano tutto loro (CIO) e non dobbiamo impazzire né a trovare un comitato organizzatore, né a trovare le televisioni, né a pensare a stipulare contratti di sponsorizzazione”. Tra l’altro, con i multisport, sorge anche un altro problema: il loro calendario è spesso in contrasto con quello della FIG. Cito l’anno 2011 nel quale sorse un conflitto di calendario. La FIG era in Giappone a fare la qualificazione olimpica di artistica che, alla fine, è quella che produce più incassi anche per le altre discipline e nello stesso tempo nel Messico, a Guadalajara, si disputavano i Pan American Games. Per mia fortuna, riuscii a mettermi d’accordo con il Presidente del Comitato Panamericano per far spostare di un giorno la data delle gare econsentire così ai giudici che erano a Tokyo di andare lì. Ma è mai possibile una cosa simile?

3) Questo nuovo regolamento “aiuta” i Paesi in cui la ginnastica è meno forte, o meglio, consente anche ai loro atleti di avere più possibilità di giocarsi la qualificazione, vero?

Esattamente. Ed io sì, sono arrabbiato. Sono arrabbiato proprio con chi non capisce l’importanza di questo passo, con chi si limita alla propria “parrocchietta”, mentre qui bisogna cominciare a pensare ad ambire almeno alla provincia. Non parliamo solo a livello nazionale, ma parliamo anche a livello internazionale. Andiamo a vedere quali sono i Paesi che una volta erano forti. La Finlandia aveva campioni del mondo e campioni olimpici… è un Paese che è scomparso. L’ Ungheria che fine ha fatto? Non ha nemmeno più una squadra per competere in un campionato del mondo. Da notare che ci abbiamo messo 14 anni per portare la composizione di una squadra da 6 a 5 elementi. La Cecoslovacchia, che ora è sdoppiata in due Nazioni, ma comunque… dove è finita? Lettonia, Estonia, Lituania che davano i migliori atleti dove sono ora? Lo sa con quanti atleti si disputava il campionato dell’Unione sovietica negli anni 1970-1972? Con quasi 500atleti selezionati. E lei lo sa quanti sono adesso gli atleti di tutti quei Paesi? Una dozzina.

Sono andato in Lituania, dopo la sua separazione dall’Unione sovietica, a dare un contributo economico e lo sa che per poco non mi facevano un monumento? Ma questo solo perché ho dato loro degli attrezzi. Questi sono i Paesi per i quali dobbiamo preoccuparci affinché la ginnastica possa continuare a vivere, in questi Paesi c’è una fortissima tradizione che merita di essere sostenuta e portata avanti. Se noi non gli diamo la possibilità di allestire una squadra noi questi Paesi li uccidiamo. Avere cinque atleti che fanno sei attrezzi, cioè un esathlon, non è affatto una cosa semplice. Ecco perché la FIG ha portato il numero dei componenti una squadra da 5 a 4 elementi. Però, dal momento che c’è la tendenza alla specializzazione (si guardi ad esempio l’Ungheria, dove il campione del mondo al cavallo con maniglie, Krisztian Berki, ha rischiato di non essere ammesso ai Giochi Olimpici di Londra dove poi ha vinto), ho dato uno spazio anche a coloro che eccellono in una sola specialità. Sa quanti atleti individualisti specialisti noi abbiamo scartato dai Giochi olimpici rovinandogli la vita? Perché un atleta che vince i Giochi Olimpici, anche nei Paesi meno avanzati, diventa un eroe, diventa un mantenuto dall’industria sportiva, dagli sponsor… tutto questo mi ha indotto a cambiare. Questa è la storia.
Le faccio un esempio.
Aljaž Pegan, famosissimo ginnasta sloveno, due volte campione del mondo alla sbarra, non ha mai partecipato ai Giochi olimpici. Perché? Perché il suo Paese non aveva la squadra. La Slovenia non aveva quattro atleti che le potessero consentire di classificarsi fra le prime dodici squadre al mondo. Come Pegan, putroppo, tanti altri campioni. Ed è anche da qui che è nata l’esigenza di questo nostro cambiamento. Mi sentivo così in “colpa” con Pegan, che l’anno scorso l’ho mandato come ambasciatore della ginnastica ai Giochi Olimpici junior di Nanjing. La FIG si è fatta carico di tutte le spese, viaggio, vitto, soggiorno… e gli ho consentito l’accesso a tutte le competizioni dei Giochi Olimpici perché questo ragazzo, ormai un uomo sposato e con dei figli, non aveva mai respirato quell’incredibile atmosfera. Pegan è solo uno dei tre casi che mi sono pesati di più sulla coscienza. Tra l’altro mi sono preso anche delle offese da un caro amico, l’ex presidente della Federazione Internazionale Ciclistica, l’olandese, Hein Verbruggen, che quando vide che un suo connazionale, vice campione del mondo agli anelli, non era ammesso ai Giochi olimpici mi disse che era un vero scandalo che in uno sport venisse applicata una simile regola. In quei Giochi, purtroppo, il vincitore della medaglia d’oro agli anelli non era il ginnasta più forte al mondo, perché?

Perché, in realtà, uno degli atleti più forti al mondo della specialità non aveva nemmeno potuto partecipare all’Olimpiade.

4) Ci sono Paesi, come ad esempio la Romania, che ultimamente hanno avuto un calo di rendimento. Le ginnaste forti ci sono, ma sono pochissime. Come mai secondo lei?

Il motivo è sempre quello: è difficilissimo avere ginnaste complete su tutti gli attrezzi. La grande Romania, che ha indubbiamente fatto scuola, ha pagato questo cambiamento che la ginnastica ha avuto negli ultimi anni. L’eleganza, la particolarità di alcuni movimenti artistici e coreografici, tipici della scuola rumena, adesso contano meno. Non ci dimentichiamo che il mondo si commosse quando Olga Korbut cadde dal salto indietro sulla trave (mai nessuno prima di lei lo aveva presentato) e adesso, invece, ci sono ginnaste che lo fanno teso, avvitato e addirittura teso avvitato dai flick. Questa è la ginnastica di oggi, che è in grande evoluzione da un punto di vista dinamico; però, o viene eseguita anche sul piano artistico altrimenti il nostro sport diventa acrobatica.

5) Tornando al regolamento… il nuovo formato vedrà quindi 4 ginnasti AA e 2 specialisti per i Paesi più forti. Il numero totale dei ginnasti partecipanti alle Olimpiadi è cambiato?

Sì, i ginnasti generalisti saranno quattro, ossia coloro che affronteranno tutti gli attrezzi, e poi ci saranno i 2 specialisti. Il mio ragionamento deve chiaramente quadrare anche aritmeticamente. Quanti posti ho ai Giochi Olimpici? Ne ho 98. No, il numero dei ginnasti ammessi alle Olimpiadi non è cambiato. A questi 98 però, di fatto ne vanno tolti due, che sono quelli che spettano al CIO, sarà lui a decidere a chi “donare” la qualificazione. A Londra fu dato al Vietnam, dove poi la ragazzina, pensi un po’, fu trovata dopata.

6) In base a cosa il CIO assegna i posti?

Il CIO ne riserva uno al Paese ospitante e l’altro lo assegna, sulla base del principio dell’universalità, ad un comitato olimpico del continente che è fuori. Le riporto un esempio: il caso “ritmica di Londra 2012”. A differenza dell’artistica, i Paesi più forti nella ritmica sono quelli Europei. La ritmica, sul piano competitivo in America quasi non esiste e non esiste nemmeno in Africa (se non in Sud Africa e in Egitto), ma nei restanti altri Paesi del mondo non c’è proprio. Il principio dell’universalità dice che ai Giochi Olimpici, per ogni sport, devono essere rappresentati tutti e cinque i continenti. Una volta erano i Continenti erano solo tre, perché si ammetteva che ci fosse una fase di transizione per arrivare poi ad averne cinque, così com’è adesso. Accadde che a Londra le squadre qualificate dovevano essere le migliori dodici al mondo (6 qualificate dai Mondiali + 6 dal Test Event). Due di queste squadre sono state eliminate perché il CIO doveva piazzare i suoi due “posti”, e così uno fu dato al Paese ospitante, quindi alla Gran Bretagna e l’altro al continente americano perché, altrimenti, non si sarebbe adempiuto al principio di cui sopra. Per fare questo, però, hanno bruciato due squadre nazionali forti come la Grecia e la Svizzera. Questi due Paesi hanno sollevato fortissime contestazioni, anche alla FIG, anche se la FIG nella questione non c’entrava niente, in quanto la responsabilità di queste decisioni è solo del CIO, che esige e pretende l’universalità, in quanto principio fondante dell’etica olimpica.

7) Chi stabilisce quanti atleti ogni disciplina sportiva può avere alle Olimpiadi? La Ginnastica ne ha 98, sono pochi in confronto ad altri sport. Lei ha mai provato a far aumentare questo numero per dare più spazio alla ginnastica?

I posti assegnati ad ogni disciplina vengono scelti dal CIO e solo il CIO ha il potere di modificarli. Certo che ho provato a chiedere un aumento degli atleti. Se il CIO mi avesse acconsentito la partecipazione di 110 ginnasti sarei rimasto al vecchio formato dei cinque atleti per squadra. Mi bastavano 110 per sezione, quindi 110 per le donne e 110 per gli uomini… ma il CIO non me lo ha mai concesso. La mia lamentela si basava sul fatto che altri sport come l’atletica ed il nuoto avevano molti più atleti di noi. Però è altrettanto vero che la quantità di medaglie che può vincere ogni singola persona è infinitamente più grande nella ginnastica. Lo stesso atleta può vincere la medaglia di squadra, la medaglia AA e quelle di specialità agli attrezzi. Un esempio lampante fu Vitaly Scherbo, che alle Olimpiadi di Barcellona vinse ben sei ori!!! Questa concentrazione di medaglie su un’unica persona o su un gruppo limitato di persone fa sì che il CIO abbia bloccato il numero dei partecipanti ed è del tutto irremovibile a modificarlo.

8) Il regolamento entra in vigore a gennaio del 2017, quindi i Mondiali a squadre del 2018 vedranno già questa formula?

Ho stabilito che ai Campionati del Mondo (2018-2019) le squadre possano partecipare ancora con 5 atleti. Questo è un piccolo vantaggio che ho dato ai Paesi “forti”, a fronte dei molti vantaggi che ho dato ai Paesi “più deboli” e, quindi, ho concesso loro la condizione precedente. Abbiamo fatto delle valutazioni virtuali di quanti possano essere i Paesi che potrebbero avere i due specialisti e sono circa 4 o 5: USA, Romania, Cina, ad esempio, ne potrebbero avere due; gli altri, fra i quali Russia e Germania, quasi tutti solo uno.

9) Il nuovo Regolamento aumenta e ridona importanza alle Coppe del Mondo che, diventando qualificanti, sicuramente richiameranno più attenzioni mediatiche di quante non ne abbiano adesso. È stata questa la ragione principale o ci sono altri motivi che vi hanno portato a rivalutare queste gare?

Bravissima. Le Coppe del Mondo oggi a cosa servono? Sono fatti isolati che interessano solo i Paesi che le organizzano, ma gli altri? Mediaticamente parlando, la stessa Italia, pur conseguendo buoni risultati alle prove di Coppa del Mondo di Stoccarda o di Glasgow, si ritrova ad avere, al massimo, un trafiletto di poche righe sui giornali. Quale tv, quale testata giornalistica è realmente interessata ad investire su queste gare? Nessuna. Facendo diventare queste gare qualificanti, e dando così alle competizioni un fine olimpico, si auspica un’attenzione mediatica maggiore e una partecipazione più assidua e significativa.

10) Le faccio una domanda che esula dal regolamento, come mai l’America è così forte nell’artistica? Nella femminile, sembra sempre più inarrivabile.

Negli USA, mi diceva Steve Penny, presidente della federazione statunitense, esistono 300 club che producono atleti da squadra nazionale. Ha quello che aveva una volta la Russia. Molti allenatori russi, rumeni, ungheresi hanno infatti girato il mondo e si sono fermati nei posti in cui il riscontro economico, dato anche dalla visibilità e dai risultati di cui parlavamo prima, è più favorevole. I risultati si hanno grazie alle strutture, che negli USA sicuramente non mancano, ma sono i tecnici che formano i campioni ed il lavoro di un tecnico è basato in primis sulla disciplina. Se l’atleta si accorge che il programma proposto dal tecnico si verifica in modo metodico e sistematico, può lavorare con la consapevolezza che il progresso che gli è stato preventivato si verificherà ed è questa e solo questa sicurezza che dà agli atleti la forza di continuare a far ginnastica. Disciplina + strutture = successo.

11) In questi ultimi anni la ginnastica è cambiata molto, sono cambiati gli attrezzi, è cambiato il codice, ci si è spinti a difficoltà sempre maggiori. Lei, in quanto Presidente FIG, cosa ne pensa a riguardo?

La ginnastica deve evolversi con i tempi, sono d’accordo. Però sono contrario allo spasmodico aumento delle difficoltà a discapito del senso artistico. Ho più volte sottolineato ai Presidenti dei Comitati tecnici, e lo ripeterò anche in questo mio ultimo anno del mio mandato, che è necessario fare un codice in cui la penalità sulla difficoltà, se non eseguita perfettamente, deve essere più forte. Prima, ai miei tempi, più la difficoltà che si metteva nell’esercizio era alta, più era tollerato l’errore dell’esecuzione, adesso è opportuno fare il contrario: più è alta la difficoltà più è alta anche la penalità, per la semplice ragione che l’“alta” difficoltà rappresenta un rischio per l’incolumità fisica degli atleti. Seconda ragione, non bisogna dimenticarsi che il nostro sport è ginnastica artistica e quindi si pretende che questa artisticità ci sia e che non si perda. Il risultato diventa sempre più incerto, ma quando il risultato è incerto, sul piano della sportività, è più interessante.

12) Infine le chiedo, se è possibile saperlo, in sede di votazione quanti hanno approvato questo regolamento?

Questo nuovo regolamento, che tanto ho voluto, ha ottenuto l’83% dei consensi, certamente non pochi, se consideriamo che Paesi come Russia, Cina, Giappone e Germania lo hanno sostenuto con me. E loro non sono assolutamente Paesi “deboli”. Io ho solo anticipato il futuro, se poi arriverà un Presidente, che è un po’ più matto di me, forse tornerà indietro, ma ammazzerà la ginnastica. Molti Paesi che erano campioni del mondo o non ci sono più o stanno via via scomparendo e noi questo non possiamo permetterlo. Oggi, però, si va verso la specializzazione, che io non voglio spingere più di tanto tanto. Ecco perché ho deciso che gli specialisti siano solamente due ed in soli due attrezzi. Oltretutto, non potevo non considerare questa tendenza, in quanto non avrei mai permesso che un ginnasta, pur eccellendo in una specialità, potesse rimanere fuori dalle Olimpiadi. Non si svantaggia nessuno, al contrario si porta solo un vantaggio a tutta la ginnastica mondiale, che vede aumentare il numero dei Paesi concorrenti per rientrare nelle prime dodici squadre.

Silvia Vatteroni

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