“Oggi chiudo questo bellissimo capitolo della mia vita. Mi sento in pace con me stessa e soddisfatta della scelta che ho fatto!”
Con un meraviglioso post sui suoi profili social Larisa Iordache dice addio al mondo della ginnastica. Una porta che si chiude ma che lascia intravedere un roseo futuro personale, quello che una persona come Larisa merita.
Quando è entrata in palestra per la prima volta non aveva ancora compiuto 5 anni, ora ne ha 25 e ha portato sulle spalle il peso delle aspettative e di un’intera nazione. Ha portato quel peso insieme alla consapevolezza di essere circondata dai rantoli di una nazionale che ha segnato la storia della ginnastica e che ora si ritrova in crisi profonda.
La Romania, non è un mistero, ha visto emergere dagli sbuffi di magnesia la legenda di Nadia Comaneci e del suo “perfect 10”. Un nome che ancora oggi risuona in ogni conversazione e in ogni palestra. Una donna che è diventata un’icona nonché la ginnastica artistica per antonomasia. Quando Nadia ha indossato il body con i colori rumeni ha spezzato una maledizione lunga 16 anni, da quel bronzo di squadra di Roma 1960. Dopo di lei la dinastia di una nazione ha visto il sorgere di nomi che sono rimasti per sempre incastonati nella storia di questo sport: Daniela Silvas, Simona Amanar, Lavinia Milosovici, Gina Gogean, Sandra Izbasa, Catalina Ponor e, in ultimo, Larisa Iordache.
Nomi grandi, immensi oserei dire. Fino a giungere a Larisa Iordache, l’ultima erede di un lascito troppo grande per le sue sole mani. Sulla sua strada ha fronteggiato tanti ostacoli, tanti dolorosi e lunghi infortuni che l’hanno rallentata ma mai fermata del tutto. Insieme a Diana Bulimar, Diana Chelaru, Sandra Izbasa e Catalina Ponor ha trascinato la sua Nazionale sul terzo gradino del podio alle Olimpiadi di Londra 2012, nonostante un fastidio al piede accusato proprio nel corso della competizione. Il suo Palmarès vanta 2 argenti Mondiali vinti a Nanning 2012 nel concorso generale e nel corpo libero; 2 bronzi mondiali ad Anversa 2013 (Fx) e Glasgow 2015 (AA dietro Simone Biles e Gabrielle Douglas, a un soffio dalle americane); 8 ori ,10 argenti e 3 bronzi ai Campionati Europei.
La ginnasta che più di tutte si è avvicinata a Simone Biles e che, in un simpatico ed estremamente virale siparietto, l’ha addirittura salvata dal temuto attacco dell’ape nascosta nel bouquet di premiazione. Ma il quadriennio seguente alle Olimpiadi di Londra 2012 hanno visto il veloce e doloroso declino della nazionale Rumena, culminanto nella mancata qualificazione alle Olimpiadi di Rio 2016. Un fallimento che lascia emergere chiaramente il fatto che la nazionale dipendesse ormai quasi esclusivamente da Larisa Iordache e da Catalina Ponor. Per la Romania di un tempo il venire meno di una ginnasta di punta non era un problema così importante, perché c’era sempre una riserva di altissimo valore da far scendere in campo. Invero, per la Romania dei tempi andati non si sarebbe neanche posto il problema del Test Event Olimpico per la qualificazione, essendo in grado di qualificare la squadra già a partire dalla rassegna iridata qualificante. In questo caso, invece, l’assenza di Larisa a causa di un infortunio alla mano si è rivelata fatale.
Ma, se il Test Event Olimpico è stata la dimostrazione finale, i sintomi del declino erano chiari già a partire dal 2014 ai Mondiali di Nanning, con la qualificazione alla finale di squadre agguantata per un soffio grazie all’incredibile performance di Larisa Iordache (che infatti terminò il mondiale con al collo l’argento individuale a meno di mezzo decimo da Simone Biles e l’argento al corpo libero).
Andando a ritroso nel tempo, i mondiali qualificanti del 2015 a Glasgow hanno visto un crollo ancor maggiore, a partire dalle parallele asimmetriche, dove tutte le ginnaste rumene tranne una sono incappate in una caduta. A seguire una serie di errori inusuali per questa squadra anche sugli attrezzi di punta e un infausta tredicesima piazza come risultato finale. In questo frangente la nazionale ha dovuto affrontare la rinuncia di Catalina Ponor a causa di un intervento chirurgico e la presenza di una Larisa Iordache non al massimo delle sue potenzialità, reduce da un infortunio alla caviglia. Così, dopo un lungo dominio durato 40 anni, la nazionale rumena si sgretola.
La stessa Catalina Ponor ritornò in gara dopo il suo ritiro per aiutare la sua nazionale a risorgere dalle sue ceneri e ad agguantare la qualificazione a Rio. A 28 anni è tornata non solo sui suoi attrezzi di punta ma anche su quelli che non allenava da anni, come il volteggio dove non si è limitata a presentare un semplice salto, ma ha deciso di eseguire il DTY. Proprio nell’eseguire quel salto la Ponor sembra essersi persa in volo, in una scena molto simile a quella della BIles alle ultime Olimpiadi di Tokyo, non è riuscita a completare nessuna delle rotazioni ed è incorsa in una brutta caduta.
A seguito della disfatta Nadia Comaneci in un’intervista si dichiarò molto triste, ma allo stesso tempo il tracollo non era per lei una novità, bensì una disfatta annunciata che affondava le sue radici in qualcosa di più profondo e in un sistema che, nonostante i successi, stentava a investire sulla ginnastica.
“Uno degli obiettivi più importanti è quello di rivedere tutto il sistema sportivo in Romania: ci serve qualcuno che investa.”
Gli strascichi di questo fallimento annunciato si sono protratti anche nel difficile quadriennio successivo (trasformatosi poi in un quinquennio a causa del Covid-19). La Romania era ormai nelle mani di Larisa che, però, ha dovuto fare i conti con una serie complessa di infortuni. Dopo l’infortunio del 2016, Larisa ha ripreso ad allenarsi ed è tornata in campo con la sua solita determinazione, ottenendo la convocazione per i Mondiali di Montreal del 2017. Come dimenticare quella nefasta rassegna che vide un infortunio dopo l’altro. La nostra Vanessa Ferrari non fu l’unica ad uscire piangendo dalla pedana e a fare i conti con dei cerotti di troppo. I Mondiali in questione si svolsero nello stesso palazzetto in cui Nadia Comaneci ottenne il suo primo perfefct 10. Ma questa volta nel palazzetto sembrava aleggiare una strana e avversa maledizione. Il numero degli infortunati in questa manifestazione è stato altissimo. Da Rebeca Andrade e il suo crociato rotto, a Larisa Iordache e Vanessa Ferrari entrambe con il tendine d’Achille fratturato, passando per Ragan Smith, Alice Kinsella e anche il Re della ginnastica Kohei Uchimura.
Un Mondiale che doveva segnare la rinascita e la redenzione, ma che si è rivelato solo un altro importante ostacolo da superare. Larisa, infatti, ritorna ad allenarsi nel 2019, ritornando in gara fieramente solo nel 2020, pronta a prendere parte alle Olimpiadi di Tokyo come unica rappresentante di una nazionale che aveva dominato la storia e che ora vedeva sul campo di guerra un’unica strenue guerriera. Come sappiamo, anche in questo caso la Dea Bendata non è stata dalla parte di Larisa e della Romania. A pochi giorni da Tokyo viene annunciato che la Iordache si sarebbe esibita solo alla sua amata trave a causa di un ulteriore infortunio. In un caldo 25 luglio sale su quella trave, esegue il tuo esercizio ma nell’effettuare l’uscita si infortuna alla caviglia, uscendo ancora una volta zoppicante da quella cornice a Cinque Cerchi che non le ha mai dato la soddisfazione che meritava. Nonostante tutto, il suo punteggio si rivela il terzo miglior punteggio di qualificazione, Larisa aspetta fino all’ultimo minuto per rinunciare. Non vuole farlo. Ma le circostanze e la condizione fisica la costringono a farlo.
Così, a distanza di qualche mese dalle Olimpiadi Larisa annuncia il suo ritiro dalla ginnastica agonistica. È in pace con se stessa e ha imparato tanto dal sudore della palestra, dallo scintillio del successo e dallo stridore della sconfitta. La guerriera che non ha mai voluto mollare la presa, ha portato sulle spalle il peso di troppe cose, compresa se stessa e una fortuna avversa. Ora la Romania si ritrova sola con il futuro, il quale potrà segnare la definitiva scomparsa di un mito o la tanto agognata rinascita.
Clotilde Formica
Foto: Filippo Tomasi